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[Official Topic] Tennis

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    certo che non essere riuscito ancora a vincere il roland garros è una vergogna si sogna ancora la notte la partita con wawrinka ancora sta a cerca la pallina
     
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  2. ~Giangio
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    Non è una vergogna dai, con Stan ci avrebbero perso tutti quel giorno. Il RG Nole lo buttò via contro Nadal con quell'invasione su smash...
     
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    Tennis, finale Miami: Djokovic regola Nishikori. E' un trionfo da record

    Nell'ultimo atto in Florida il numero 1 batte il giapponese 6-3 6-3 e conquista il sesto successo nel torneo eguagliando Agassi. Il serbo è il primo a centrare la terza doppietta Miami-Indian Wells consecutiva



    Ancora Novak Djokovic. Non c'è scampo per Kei Nishikori nella finale del Miami Open, andato per la sesta volta al numero 1 del mondo, che festeggia così il record di vittorie nel torneo (eguagliando Agassi) e la doppietta Miami-Indian Wells per tre anni consecutivi, mai riuscita a nessuno. E ancora, per Nole è soprattutto il 28° Master 1000, uno in più di Nadal.
    IL MATCH — Nole, che aveva vinto gli ultimi 5 scontri diretti dalla clamorosa sconfitta nelle semifinali dello Us Open, ha penato in avvio, soffrendo un servizio non così efficace come di consueto. Ma ha trovato un avversario (alla sua seconda finale in un Master 1000) con percentuali ben peggiori nella prima di servizio. Il primo set è stato così caratterizzato dalla bellezza di cinque break: tre piazzati da Djokovic, che ha chiuso 6-3 un set non bellissimo. Per la cronaca fino alla finale il serbo aveva concesso solo sei break: in un set con Nishikori ne ha subiti due. Il numero uno Atp, che ha sofferto tutta la settimana il caldo, l'umidità e il mal di schiena, nel secondo set ha strappato subito il servizio al rivale, gestendo l'inerzia di una partita che col passare dei minuti è stata sempre più in pug--no di Nole nonostante la grande tenacia di Nishikori, che è riuscito ad evitare il break al settimo gioco nonostante una caduta che costava un infortunio al ginocchio sinistro. Sul 4-3 per Djokovic lunga pausa col fisioterapista per il giapponese numero 6 Atp. Poi, su servizio per Djokovic, sempre più teso e nervoso con l'avvicinarsi della fine del match, si volava sul 5-3 con un gioco vinto a zero dal serbo. Battaglia nel nono gioco, con Djokovic che portava a casa un match point, ma sbagliava la risposta sulla prima del rivale, che soffriva e sbagliava tanto, regalava altri due match point, e steccava il colpo sul secondo. Djokovic chiudeva così la sua finale dopo un'ora e mezzo di gioco
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    Roland Garros, uomini: Djokovic troppo forte, Berdych non può nulla. Avrà Thiem in semifinale



    [13] D. Thiem b. [12] D. Goffin 4-6 7-6(7) 6-4 6-1 (da Parigi, Antonio Garofalo)

    Dominic Thiem è arrivato e non ha nessuna intenzione di andare via. Al culmine di una stagione fatta di 25 (con questa) vittorie sul rosso, l’austriaco approda per la prima volta in carriera in una semifinale di uno slam, sbarca in top-10 (sarà almeno sette del mondo), terzo del suo paese dopo Thomas Muster e Jurgen Melzer e soprattutto offre finalmente una ventata di freschezza nel tennis maschile

    Onore anche a David Goffin che ha avuto la palla per andare in vantaggio di due set e che lunedì sarà numero 11 del ranking a conferma di un crescita graduale del ragazzo cresciuto con i poster di Federer e Agassi in camera e che a venticinque anni è orami maturo per il definitivo salto di qualità. Ma oggi ha trovato dall’altra parte della rete un ragazzo semplicemente più forte e con le chiare stimmate del campione

    La partita

    Fa un freddo oseremmo dire polare su un Lenglen quasi deserto, ed è un peccato perché in campo ci sono due ragazzi che con molta probabilità ci faranno divertire a lungo. L’importanza della posta in palio si fa sentire in avvio di partita con tre break nel primi tre giochi. Ma presto la maggiore pesantezza di palla di Thiem prende il sopravvento e l’austriaco, a forza di sbracciate di rovescio si porta avanti nel parziale (4-2). Goffin è bravissimo però a trovare un game di risposta eccezionale con ribattute anticipate che fanno ricordare proprio il kid di Las Vegas e riesce a riagganciare il rivale, riscaldando lo sparuto pubblico di predominanza belga.

    L’austriaco va in confusione, viene sorpreso dal tennis rapido e aggressivo del belga che prende sempre più campo e capitola nuovamente dinanzi a due risposte esplosive di rovescio di Goffin su due sue seconde in kick in verità troppo morbide che gli costano il primo set (6-4). Dalle tribune parte un coro “Dominic! Dominic!” ma si odono pochi applausi in quanto le mani sono alla ricerca disperata di calore nelle tasche.

    Purtroppo però l’emorragia per Thiem non si argina ad inizio secondo set, con Goffin che infila subito il break per una striscia di sei giochi di fila (2-0) che potrebbe ammazzare la partita. L’austriaco però qui é bravo a scuotersi con l’ausilio di un paio di urlacci e strappa la battuta a zero al belga rientrando nel match. Nell’ottavo gioco Thiem però è di nuovo nei guai: un paio di errori lo inchiodano, è bravo a salvare quattro palle break (tre vincenti e un errore del belga) ma alla quinta occasione il rovescio lungolinea di Goffin è letale e lo porta a servire per andare due set a zero. Spalle al muro Thiem si esalta e con due diritti possenti evita il ko recuperando subito il break.

    Comincia a piovere e sul 5-5 è l’austriaco ad avere due palle break, salvare con autorità da Goffin con la prima. E così il set delle occasioni perdute, ma giocato in maniera brillante tra tagli, anticipi e accelerazioni – finalmente del bel tennis! – si decide al tiebreak. Che è un romanzo nel romanzo con Thiem che prima domina con grande aggressività portandosi 5-2, poi sbaglia un comodo smash e si fa rimontare sul 5-5. Fallisce un primo set point sbagliando un comodo diritto, e poi è costretto a tirar fuori un gran vincente sempre col diritto per evitare di amdare sotto di due set. Alla fine, alla seconda chance Dominic porta a casa il set inducendo Goffin all’errore con uno slice meraviglioso e insidiosissimo.

    Mentre in contemporanea sullo Chatrier tra Berdych e Djokovic il gioco viene interrotto, sul Lenglen in un clima da tregenda si prosegue e il vostro incauto cronista non se la sente di abbandonare i nostri due eroi. Thiem paga lo sforzo emotivo del tiebreak e scivola subito sotto di un break ad inizio terzo set con Goffin che disegna il campo con il rovescio. I due se le danno di santa ragione, si susseguono scambi assai gradevoli e nell’ottavo gioco l’allievo di Bresnik rimette il set in equilibrio grazie a due bombe di diritto (4-4). L’inerzia della partita a questo punto sembra essere cambiata, Thiem spinge con sempre maggiore convinzione e completa l’opera portandosi a condurre due set a uno dopo quasi due ore e mezza di partita. Se c’è una qualità che non difetta all’austriaco è quella di giocare bene i punti importanti: la stoffa del campione c’è insomma.

    La partita, un po’ sorprendentemente per la verità (ma visto il freddo che fa non osiamo lamentarci) finisce qui. Goffin scompare dal campo, Thiem si trasforma in Domin-ator e domani vedremo se i tempi sono maturi per l’assalto definitivo al trono dei Nole.

    [1] N. Djokovic b. [7] T. Berdych 6-3 7-5 6-3 (da Parigi, Laura Guidobaldi)

    Un Novak Djokovic intraprendente e inesauribile spezza le ambizioni di Tomas Berdych. Il serbo accede alla sua ottava semifinale parigina dominando il ceco che non è mai riuscito ad entrare veramente in partita, salvo nel secondo set, perso 5-7. Prestazione perfetta per il campionissimo di Belgrado che fa un ulteriore passo in avanti verso la storia. In semifinale troverà il vincente del match tra David Goffin e Dominic Thiem.

    La pioggia sembra risparmiare questa giornata annunciatasi fredda e bagnata. Largo ai quarti allora, quelli della parte alta del tabellone. Su uno Chatrier ancora semivuoto, Novak Djokovic e Tomas Berdych danno vita al loro 26° scontro.

    Chissà se il ceco riuscirà a trovare la chiave giusta per dar fastidio al n. 1 del mondo… Nole non solo è in vantaggio 23 a 2 negli scontri diretti, ma si è imposto su Berdych nelle ultime 10 partite. A giudicare dall’andamento del primo set non sembra ancora che Tomas possa impensierire l’avversario poiché, dopo aver mantenuto l’equilibrio fino al 3-3, il serbo fa la differenza rispondendo magistralmente alle “bombe” di Tomas, entrando sempre più con i piedi dentro il campo per poi ottenere il break e salire 4-3. Sempre più pressato e dietro la linea di fondo, il ceco è ora totalmente in balìa del n. 1 del mondo che ottimizza il vantaggio chiudendo il primo parziale 6-3 in 32 minuti.

    Nella seconda frazione, sembra tutto un déjà vu, poiché Novak domina un pressoché inesistente Berdych salendo 3-0. A questo punto, sul 4-2 per il serbo, alla terza palla break, Tomas riesce a riavvicinarsi all’avversario riaprendo il set sul 3-4 per poi pareggiare il conto sul 4-4. Ma Djokovic fa sentire nuovamente la propria autorevolezza portandosi 5-4, con un Berdych che, stando al body language, non sembra poi così convinto di poter fare il colpaccio. E, come volevasi dismostrare, il tennis del ceco si sgretola sul più bello poiché sul 6-5 Djokovic e servizio Berdych, questi fa ben quattro errori di fila, consegnando il secondo set al serbo per 7-5. Niente da fare, il n. 8 del mondo subisce ancora l’intraprendenza e la superiorità di Djokovic che, oltre ad essere il solito muro di gomma da fondo, offre soluzioni inaspettate e vincenti. Regina del repertorio odierno del serbo è il drop shot da fondo campo. Tantissime le smorzate “camuffate” da fondo da parte del campionissimo di Belgrado che lasciano letteralmente immobile l’avversario.

    Intanto si aprono i primi ombrelli, a causa di una leggera ma fastidiosa pioggerellina. Il ceco continua ad essere perdente. Infatti, pur sorprendendo l’avversario nel primo gioco del terzo set – e innervosendolo al punto di fargli correre il più grosso rischio del match – Berdych subisce immediatamente il controbreak, cosicché Nole si stacca subito sul 2-1. Tomas perde l’ennesimo treno sul 2-2, mancando la palla break ed è Nole a salire ancora sul 3-2. L’intensificarsi della pioggia fa sì che il gioca venga sospeso sul 3-3. Ma dura un attimo e, dopo alcuni minuti, i giocatori rientrano in campo.

    Djokovic va di fretta e per Berdych non c’è nulla da fare. Il serbo chiude un match quasi del tutto a senso unico per 6-3 7-5 6-3. A parte un sussulto nel secondo parziale, Tomas non è mai stato in grado di imbrigliare il serbo che, invece, ancora una volta, ha dimostrato una superiorità schiacciante.

    Risultati:

    [1] N. Djokovic b. [7] T. Berdych 6-3 7-5 6-3
    [13] D. Thiem b. [12] D. Goffin 4-6 7-6(7) 6-4 6-1
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    Roland Garros, donne: pazzesca Muguruza! Dominata Serena, primo Slam in carriera


    Prestazione mostruosa di Garbine Muguruza, che in due set supera la regina del ranking Serena Williams. La spagnola conquista il suo primo Major in carriera. 7-5 6-4 il punteggio finale, in un’ora e tre quarti di gioco. Dopo Petra Kvitova, è la seconda vincitrice Slam nata negli anni ’90
     
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    CAMPIONE DEL ROLAND GARROS

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    Tennis, Wimbledon: vince Federer, Willis in trionfo
    Il numero 772 Atp si gode fino in fondo una giornata in paradiso contro il suo idolo. Salta l'atmosfera ovattata del Centrale e parte lo show. Standing ovation a ogni punto

    Comunque sia finita, è stato un trionfo. Perché Marcus Willis, per tre giorni, è diventato l’eroe puro di una nazione sconfitta e abbacchiata, la bandiera dell’orgoglio brit dopo il no all’Europa e l’eliminazione della nazionale di calcio contro l’Islanda. Due disfatte che avevano bisogno di benzina che incendiasse di nuovo l’autostima, che ricomponesse i sogni di un popolo scopertosi improvvisamente nudo di fronte alla realtà.

    miracoli — E allora sia benedetto il venticinquenne ragazzone di Slough (la stessa città di Fiona May, tra l’altro), perché la favole, anche senza il lieto fine, fanno scorrere linfa vitale, nonché fiumi di inchiostro sui tabloid assetati di storie che non siano solo di umiliazioni e rimpianti. Numero 772 del mondo al momento dell’iscrizione alle qualificazioni, ottenute attraverso le prequalifiche cui ha potuto partecipare solo perché un altro giocatore non è arrivato in tempo dalla Turchia, Marcus compie il primo miracolo vincendo tre partite per approdare nel tabellone principale. E pensare che oggi, adesso, in questi giorni, avrebbe dovuto trovarsi a Philadelphia per un lavoro da coach, visto che con il tennis dei tornei non campava ed anzi aveva accumulato debiti che il saldo impietoso delle carte di credito gli ricordava ogni mese.
    tripudio — E’ stata Jennifer Bate, dentista trentenne con un divorzio e due figli a carico, conosciuta a febbraio a un concerto di Ellie Goulding, a convincerlo a riprovarci. a inseguire ancora quel talento che prometteva a 18 anni (numero 15 del mondo a livello juniores) e poi sommerso dalla birra e da una testa calda ben oltre i limiti di guardia. Non a caso, dopo il fidanzato in campo, è lei la più inquadrata dalla Bbc mentre Marcus vive il momento più alto della sua esistenza, una sfida sul Centrale contro il più grande di sempre, Roger Federer. Quando i due entrano è un tripudio, amplificato anche dal tetto chiuso causa pioggia. Ma ciò che colpisce il cuore, che perpetua una volta di più il fascino dello sport e del suo significato più profondo, è il larghissimo sorriso con cui Willis affronta tutta la fase del riscaldamento e perfino i primi punti, conscio di essere nel Luna Park più bello e indimenticabile della sua vita. Uno zucchero filato di emozioni e sensazioni, da condividere con la rumorosissima claque in tribuna, dove c’è ovviamente Jenny, dove ci sono i genitori Jack e Kath che lo ospitano ancora a casa loro, la sorella e pure gli ex compagni della Loughbourough University, che per il primo match con Berankis si sono sorbiti la queue per avere i biglietti e stavolta invece entrano grazie al nuovo status dell’amico.
    complimenti — Ovviamente non può esserci partita, in fondo si sfidano il vincitore di 17 Slam e un giovanotto che fino a due settimane fa stava al circolo di Warwick a insegnare tennis ai bambini e alle vecchiette. Ma non importa, lo spirito del Regno grazie a lui è salvo, e quando nel terzo game un pallonetto di rovescio uccella il Divino spegnendosi all’incrocio delle righe pare che il Centrale possa crollare. Dopo un’ora e 25 di show e col punteggio di 6-0 6-3 6-4, perché di questo in ogni caso si è trattato, i due si ritrovano a rete per la stretta di mano e qualche minuto dopo Roger concede a quello strano rivale l’onore della ribalta: "E’ stato bello giocare in questa atmosfera, io mi sono preparato come dovessi affrontare un giocatore tra i primi 50 del mondo, perché in questo momento Marcus vale quella posizione. Spero possa continuare a coltivare i suoi sogni". Magari scomparirà domani, tornando alla sua Jennifer, alle sue lezioni, ai viaggi in metropolitana perché non ha ancora la patente. Ma forse tra qualche anno si parlerà di lui come dell’uomo che risollevò l’Inghilterra.

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    Che storia. Si è regalato anche qualche chicca come quel bel pallonetto
     
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    Clamoroso a Londra. Out il campione in carica Djokovic vs Querrey!
    E ance meritatamente direi :soso:
     
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  10. Sals94Juve
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    Williams semplicemente fantastica.
    E storica.
     
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    Tennis, finale uomini: Murray porta a casa il bis. Raonic si arrende il tre set

    Lo scozzese piega il canadese 6-4 7-6 7-6 in una finale combattuta e con un solo break in tre set. Per Andy è il secondo trionfo sull'erba londinese dopo quello del 2013


    Sotto gli occhi del Principe William e della consorte Kate (oltre a quelli di Becker, Edberg, Borg, McEnroe, del Primo Ministro Cameron, Bradley Cooper e Irina Shayk), Andy Murray torna a impossessarsi del trono di Wimbledon tre anni dopo il successo del 2013. Lo scozzese batte 6-3 7-6 (3) 7-6 (2) il canadese Raonic, alla prima finale Slam in carriera,e diventa il 12° giocatore dell’Era open a conquistare i Championships almeno due volte, eguagliando Connors, Edberg, Laver, Nadal e Newcombe. E’ il suo terzo trionfo in un Major (ci sono anche gli Us Open 2012), come Kodes, Kuerten e Ashe: in tutti è stato guidato all’angolo da Ivan Lensl, il cui ritorno da coach ha evidentemente giovato a Muzza, che in stagione, fin qui, oltre ad essere imbattuto sull’erba (12 vittorie), ha disputato la finale in tutto gli Slam, perdendo da Djokovic sia a Melbourne sia a Parigi.
    LA PARTITA — Stavolta, come invece era sempre successo nelle precedenti 10 finali giocate, Murray non si ritrova di fronte Federer o Nole, bensì il canadese Raonic, primo giocatore nato negli anni 90 ad arrivare così lontano in uno dei quattro tornei principali. Il ruolo di favorito, tuttavia, non gli procura alcuna tensione, almeno per due set e mezzo. Di fronte a un grandissimo ribattitore, Milos infatti non riesce mai a sfondare con il servizio e quindi a prendere il comando delle operazioni almeno nei suoi turni di battuta, obbligandosi spesso a seguire a rete palle su cui troppo facile cala la mannaia dei passanti di Murray: su 15 vincenti con il rovescio, almeno 10 sono ottenuti con meravigliosi passanti, incrociati o lungolinea poco importa.
    Poi, quando serve, lo scozzese non va mai in sofferenza, grazie alla buona percentuale di prime (67%) e all’incisività quando le mette (60 punti su 69). Il primo set si decide nel 7° game, quando il canadese sbaglia un dritto a sventaglio e poi viene trafitto da un passante di rovescio che concedono le prime due palle break a Muzza, che completa l’opera con un potente passante di dritto che piega il polso a Raonic sulla voleé di dritto finita in rete. Anche nel secondo set, mentre Murray tiene una velocità di crociera altissima al servizio, Milos deve affrontare palle break nel primo game, nel settimo (solito passante di rovescio per il 30-40, poi vanificato da un bell’attacco e voleé di rovescio del numero 7 del mondo) e anche nel nono, quando serve addirittura una prima a 236.75 km/h, record di sempre del torneo, ma Andy risponde e sull’attacco mette il solito passante di rovescio. In ogni caso Raonic si salva, approdando al tie break, dove però esordisce con un brutto errore di rovescio e poi deve fare i conti con due perle dello scozzese, un passante di dritto e un rovescio lungolinea per il 4-1 e il 5-1 che chiudono in pratica il parziale.
    L'EPILOGO — Il canadese è reduce da due vittorie al quinto nel torneo (ottavi con Goffin da 0-2 e Federer in semifinale da 1-2), ma contro questo Murray sembra difficile poter ribaltare la situazione. Il montenegrino di nascita ha l’opportunità di provare ad allungare il match quando finalmente nel quinto game del terzo set si procura le prime due palle break dell’incontro dopo 2 ore e 11 minuti. Murray annulla la prima con una seconda carica e poi si salva grazie a un errore di rovescio di Raonic. Da lì non ci saranno più sussulti, fino al secondo tie break. IL solito passante di rovescio di Murray e un bel punto di dritto gli procurano subito due minibreak per il 3-0, indirizzando decisamente la sfida, un altro dritto vincente porta l’idolo di casa sul 6-1 tra il tripudio dei 15.000 del Centrale. Fallito il primo match point, Andy non delude con il secondo servizio a disposizione. E’ l’apoteosi.
    LE PAROLE — Raonic, comunque in costante miglioramento anche grazie alla cura McEnroe insieme a Piatti e Moya, ora deve dimostrare di non aver ballato per una sola estate e intanto fa i complimenti al vincitore: "Sapevo sarebbe stata dura, lui ha meritato perché ha giocato un grande match. Però io sto lavorando per tornare qui l’anno prossimo e provare a vincere più di quanto non mi sia riuscito oggi". Murray è ovviamente al settimo cielo: "E’ emozionante, qui ho avuto anche sconfitte dure negli ultimi due anni, però questo successo mi ripaga di tutto. E’ un onore avere avuto il Primo Ministro a vedermi, non so se sia più difficile il suo lavoro o il mio. Lendl? E’ solo fortunato...". Ivan, nel box, finalmente si lascia andare ad un sorriso. E poi, sai che gusto aver battuto McEnroe...
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